mercoledì 20 febbraio 2013

GUARDARE CON OCCHI NUOVI

La conosco da almeno 10 anni.
Tanto è il tempo trascorso dal primo giorno in cui sono entrato in questo appartamento di periferia. Minuta, proporzionata, occhi chiari, una folta capigliatura bionda ad incorniciarle il viso.
Eppure di lei non so molto. Ci scambiamo educatamente il buongiorno e la buonasera, a seconda dell'orario dei nostri repentini e casuali incontri, nel portone o in ascensore. 
Oggi l'ho osservata davvero per la prima volta. Ad attirarmi saranno stati quei riccioli biondi, stranamente più ricci del solito: l'ho guardata con occhi nuovi. E quello che ho visto mi è piaciuto.
Non parlo dei semplici lineamenti, come tutti: due occhi, un naso ed una bocca.
Eppure in questa normalità l'insieme è piacevole, anzi più che piacevole.
Si potrebbe definire una persona comune, anche se a suo tempo deve essere stata una ragazza graziosa. Come me non ha più 30 anni da un pezzo, ma mantiene un sorriso sbarazzino ed uno sguardo pieno di vitalità, contrariamente a me, che porto sul viso tutta la fatica del mio vivere.

Ha una luce nuova negli occhi e sento il desiderio di conoscerla meglio.
Alla sola idea di poterle stare vicino già sento una gioia, che non provavo  più da tempo. 
Cosa mi riserverà il futuro? Spero non solo un'attesa come nel "Sabato del villaggio".

domenica 17 febbraio 2013

IN TRAPPOLA

Quando hai la fortuna di arrivare in tarda età, il tuo corpo non risponde più come dovrebbe (e tu vorresti), ogni tanto la tua mente vacilla, sei solo con i tuoi ricordi, in un mondo che non è più tuo. Ti senti in trappola.

I vecchi danno fastidio ed io posso ben dirlo: ho già passato i 90 anni da un pezzo!
Il mio mondo, non è più mio.
Persone, esperienze, emozioni mi affollano la mente, ma non riesco a condividerle con nessuno, perchè nessuno ha il tempo e soprattutto la voglia, o anche solo la semplice cortesia, di starmi a sentire.

Ogni giorno sto "meglio" di quanto starò domani, ogni giorno è "peggio" di quello che lo ha preceduto. Mi rimane solo: "Un grande avvenire dietro alle spalle". Non posso scappare, non posso urlare, non posso nemmeno avere piccoli desideri da realizzare; il mondo che mi circonda è incurante di tutto quello che scuote la mia mente: qui sono e qui devo restare!

Ah! Se potessi tornare indietro... vorrei regalare un po' del mio tempo ad ascoltare i tanti anziani che ho conosciuto. Se qualcuno mi dedicasse le sue orecchie, solo per qualche ora, potrei continuare a sognare e non mi sentirei in trappola, come mi sento io adesso. 


giovedì 14 febbraio 2013

SONO STANCO

Sono stanco. Non ce la faccio più. Vado a casa.
Non ho voglia di cenare.
Non ho voglia di leggere.
Non ho voglia di guardare la TV.
A dire il vero non ho voglia di niente.

Faccio una doccia: forse i miei pensieri se ne andranno via, così come la schiuma che si scioglie sotto il getto di acqua calda. 
Invece non succede niente.
Sono avvolto nel mio accappatoio, ma continua ad avvolgermi anche l'apatia, che ormai non mi lascia più da mesi.
Non provo più nulla che mi faccia vibrare il cuore, non ho sogni da realizzare, obiettivi da raggiungere...nemmeno semplici cose da fare. 

Voglio sparire.
Voglio morire.
Tanto se mi tolgo dai piedi, non se ne accorge nessuno.
Forse qualcuno rimarrebbe sorpreso, amareggiato, ma tempo una settimana non penserebbe più a me: ognuno è preso dalle sue preoccupazioni quotidiane.

Esco.
E' una notte fresca, di inizio primavera.
Cammino senza meta. 
Non so neanche come sono arrivato fino qui.
Li vedo scendere da un taxi. 
Cosa stanno facendo?
Forse mi sto sbagliando.
Li osservo con più attenzione.
Poi capisco.
Il ragazzo - avrà si e no 15 anni - è su una sedia a rotelle.
Potrebbe essere mio figlio, se mai avessi avuto un figlio...
Il tassista si allontana. La madre spinge la carrozzina fino al portone. 
Gesti tranquilli, dettati dalla consuetudine di una vita in salita.
Io mi sento una merda.
Apre il portone ed emette un verso di sorpresa e rabbia.
Accelero il mio passo, tanto da riuscire a vedere dentro al portone.
Sulla porta dell'ampio ascensore spicca un cartello: "GUASTO".

All'improvviso sento un fremito che mi anima, come non mi succedeva da mesi.
Mi avvicino ed offro il mio aiuto.
Dopo 3 piani di scale sono sudato.
Sono stanco. Non ce la faccio più.
... ho ripreso a vivere!


 

 

 

domenica 10 febbraio 2013

PUNTI DI VISTA

Lavoro alla A.M.T. di Genova: guido gli autobus.
Oggi è domenica, mi tocca il turno festivo. 
Sono le 9,00: la città è illuminata da un tiepido sole ed il vento di tramontana sferza i pochi coraggiosi che ho visto per la strada. Non è male lavorare la domenica mattina: la città sembra deserta, forse è semplicemente ancora assopita in questa gelida giornata di gennaio. Quando avrò terminato il mio turno, tornerò a casa, dove lei avrà preparato un "bel pranzetto da giorno di festa".
Chissà cosa starà cucinando. Arrosto? Torta di mele? Fra circa 4 ore le mie domande troveranno la loro risposta.
Stanotte ci siamo ritrovati stranamente vicini. Abbiamo fatto l'amore e lei era più sensuale del solito. Chissà poi perchè. Valle a capire le donne! L'ho lasciata che ancora dormiva, raggomitolata su un fianco, con il respiro regolare ed il viso rilassato.
Prima di venire al lavoro ho portato fuori il cane. Ci sono stati i soliti 5 minuti di rabbia, che mi hanno fatto urlare: "Dove cazzo avete messo il guinzaglio? Se non salta fuori vi sveglio tutti! Perchè dovete toccare la mia roba, invece di pensare solo alla vostra?". 
In casa mia è così. Mi nascondono le cose ed io divento matto nel recuperarle. Sembra che solo le mie diano fastidio: tutto il resto fa arredamento, dà un tocco di vissuto, è li perchè ci deve stare...ma le mie cose, di qualunque tipo esse siano, danno fastidio! 
Black, il nostro cane, mi guardava perplesso. Non sapeva se venirmi vicino o nascondersi dietro alla poltrona, per evitare il mio sfogo. Poi ho trovato il guinzaglio. Ho portato fuori Black e sono venuto al lavoro.

Chebbella la domenica. Si bella con 2 B, per rafforzare il concetto! Sono le 9,00, lui è al lavoro, i figli dormono ed  io sono ancora qui al calduccio, a crogiolarmi sotto le coperte, mentre fuori c'è il sole e la tramontana sventola con impeto le lenzuola che ho steso ieri pomeriggio. 
Stanotte abbiamo fatto l'amore. Era stranamente più dolce ed attento del solito.
Peccato che stamattina mi sia risvegliata al suono delle sue urla. "Dove cazzo avete messo il guinzaglio?" Siamo alle solite: il guinzaglio era appeso all'attaccapanni. Normalmente si trova nel primo dei quattro pomelli, oggi era appeso nel quarto, seminascosto da una giacca, ma era sempre lì dove abbiamo deciso che sia il suo posto. 
"Un posto per ogni cosa, ogni cosa al suo posto" questo è il mio motto. Non ci vedo tante difficoltà insormontabili se il guinzaglio è appeso nel primo o nel quarto. Per lui invece diventa un dramma. Si vede che il suo sguardo non riesce a spaziare un po più a sinistra o un po' più a destra. 
E' irascibile, non c'è nulla da fare. Sono tanti anni che viviamo insieme ed ormai sono abituata ai suoi scatti repentini d'umore. Però mi fanno male. E' come se ci fosse una goccia che cade, giorno dopo giorno, e si ferma in un serbatoio, ormai a 3/4. C'è ancora un po' di spazio, ma quando saremo in prossimità del colmo, non so cosa farò...
Tra poco mi alzerò. Una bella colazione e poi mi dedicherò a cucinare qualcosa di buono.

Stamattina i miei coinquilini erano stranamenti vicini nel letto, davano l'idea di divertirsi. Poi lei si è riaddormentata, mentre lui si è preparato per portarmi fuori. Non trovava il guinzaglio! Io col muso cercavo di indicare il solito attaccapanni appeso al muro dell'ingresso, ma lui sbraitava, così mi sono nascosto dietro alla poltrona, finchè si è calmato.
Qui funziona così. Lei riordina e nasconde, lui mette in disordine e non trova.  Finalmente l'ha visto, così siamo usciti. Alle 8,00 della domenica mattina per strada non c'è quasi nessuno. Solo un tiepido sole ed il vento di tramontana, che sferza noi, pochi coraggiosi, che camminiamo per la strada.
Ora lui è dinuovo fuori casa, mentre lei è in cucina che canta e sta preparando il pranzo.
Che bello: dal profumo direi che oggi c'è l'arrosto!

sabato 9 febbraio 2013

SORPRESA

La porta fu aperta da una ragazza sui 30/35 anni, moretta, occhialuta, grassottella e bruttina. Li accompagnò nella stanza che doveva essere l'oggetto della loro visita: "Questo è uno degli uffici da sistemare: vorremmo ottimizzare gli spazi, aggiungere due postazioni di lavoro ed una libreria, rivedere arredi e colori". La stanza in effetti era ampia, ma mal organizzata. Le due scrivanie attualmente presenti erano troppo grandi per consentire di aggiungerne altre due, la luce era fioca e non adatta al lavoro d'uffiicio. Pesanti e lunghe tende, un tempo bianche, erano diventate grigio scuro, segno evidente dei pochi incontri che avevano avuto con l'acqua nell'arco degli ultimi (almeno!) 5 anni. Nell'insieme davvero una stanza triste, dove solo chi è alla disperata ricerca di un lavoro possa essere disposto a soggiornare.
E ad un secondo sguardo, la stessa segretaria non mostrava segnali di gioia e vitalità...tutt'altro. Parlava velocemente, dando l'idea di essere molto efficente e sicura di sè, ma traspariva una mal celata insoddisfazione generale. Lavorare per tanti anni in quell'assicurazione, sempre a contatto con incidenti più o meno gravi, disgrazie di vario tipo o, nel migliore dei casi, con clienti che mal volentieri pagano il premio annuale, per qualcosa di cui fortunatamente non hanno beneficiato, non poteva certo essere fonte di grandi gioie.
Ad un certo punto, però, mentre esponeva i particolari di come lei vedeva la ristrutturazione dell'ambiente, lo sguardo della segretaria, moretta, occhialuta, grassottella e bruttina, si animò...appoggiò entrambe le mani sul ventre prominente, continuando a parlare. L'architetto che la stava osservando si chiese se fosse incinta. Poteva essere si come no, ma non avendo la confidenza mai avrebbe osato porre tal domanda.
Dopo poco si spostarono in un'altra stanza dell'ufficio. Nuovamente la segretaria posò entrambe le mani sulla pancia e cominciò a raccontare, in un improvviso moto di confidenza, che erano anni che si trovava in quell'assicurazione, passando da una sostituzione di maternità all'altra. "Ecco il segnale!" pensò l'architetto, "poveretta, sta facendo di tutto per farci notare che è incinta" e così...l'architetto asserì "...ed ora è lei in dolce attesa! Congratulazioni!". La risposta fu secca e rapida: "Sono solo grassa!". Non presero il lavoro.

Grazie

Devo ringraziarti in modo particolare.
Non solo mi hai supportato nell'inizio di questa avventura, ma soprattutto mi hai fatto venire il desiderio di "raccontare"... a me che in gioventù ho odiato per anni il lunedì, in quanto era il giorno fissato a scuola per il tema...e non sapevo mai cosa scrivere. Minuti ed ore ad arrovellarmi il cervello, per cercare di avere qualche buona idea da trasformare in parole scritte. Un'impresa titanica! Più pensavo e meno scrivevo. 
Varie volte iniziavo un discorso, che poi finiva stracciato in una pallottola di carta e dovevo prender un altro foglio e ricominciare da capo. Se poi ci dava il temuto "TEMA LIBERO" per me era ancora peggio: cosa cavolo racconto? La gita al mare? Banale. Parlo della mia famiglia? Infantile. Parlo di attualità? E se poi l'insegnante non la pensa come me e giudica anche il mio diverso modo di vedere le cose? Addio sufficienza!
Quello che scrivevo era sempre cortissimo e scarno di contenuti. Quando trascrivevo dalla brutta alla bella copia, la mia calligrafia diventava stranamente più ampia: dovevo avere ogni accorgimento per cercare di raggiungere almeno la terza facciata del protocollo, altrimenti la sufficienza sarebbe stata ancor più difficile da raggiungere.
Il commento dell'insegnante era quasi sempre lo stesso: "forma scorrevole, povero di contenuti, sufficiente".
Sono passati tantissimi anni da allora. Ora il foglio bianco non mi fa più paura. Non so se la forma sarà scorrevole, probabilmente sarà sempre povera di contenuti e di interesse, ma.... parto per il mio viaggio in treno. Lo sconosciuto che casualmente incontri nel vagone è il compagno di viaggio, con cui talvolta riesci a condividere confidenze e pensieri, che non riesci a trasmettere a chi viaggia quotidianamente con te, nella vita di tutti i giorni.
Ed allora...buon viaggio in treno!

... e grazie Euge!


venerdì 8 febbraio 2013

Parto per un viaggio?

Dopo diverse serate in cui sono sempre fuori e vado a dormire tardi, stasera sono finalmente a casa, tranquilla, serena e stanca, per cui annuncio già alle 21,40 la "buonanotte" al resto della famiglia e mi avvio verso la camera da letto. 
Il pigiama mi fa già compagnia da quasi un'ora: adoro indossarlo! 
Non è uno di quei pigiami sexy di seta, che ti scivolano lungo il corpo e lasciano intravvedere curve sinuose, come ogni uomo vorrebbe almeno vedere (se la propria compagna non può resistere al fascino del pigiama), bensì un bel pigiamone felpato e grigio, con tante stelline bianche e rosa, la scritta "relax time" ed il disegno di una simpatica mucca, seduta in poltrona, con una tazza piena di latte da una parte e un invitante pasticcino nell'altra.
L'ho acquistato più di un anno fa ma solo adesso lo osservo con più attenzione: si è proprio il MIO pigama! Mi sento davvero la mucca del "relax time", che troneggia sorniona nella poltrona disegnata sul tessuto felpato, per cui decido anche io di farmi una tazza di latte caldo, per conciliare il sonno. Oddio... io sarei anche da pasticcino, ma tra non molto sarà primavera, poco più avanti ci sarà la prova costume, poco dopo le giornate alla spiaggia ...per cui è meglio rinunciare (cosa che aimè non faccio spesso).
Il latte è pronto, lo verso nella tazza e ritorno in  camera.
Un momento: mentre lo sorseggio potrei anche dare un'occhiata a quella rivista comprata 10 giorni fa ed ancora intonsa, se ignoriamo la polvere che le fa compagnia. 
Ascoltare qualche canzone potrebbe essere la ciliegina sulla torta, così prendo anche la musica. 
Non dimentichiamoci le "calze per la notte". D'inverno ho sempre i piedi ghiacciati: se con un piede scontro l'altra gamba, mi spavento da sola; meglio organizzarsi e dormire sonni caldi e tranquilli. Stasera è un po' più freddo del solito: meglio che mi metta anche la felpa, così sono certa di stare al calduccio.
Ah! Dimenticavo quella brochure che in ufficio non trovo mai il tempo di leggere. L'ho portata a casa: quale occasione migliore di questa per leggerla e fare tesoro del suo contenuto?
Riepilogando: latte, rivista, musica, indumenti per il freddo, brochure di lavoro... sono organizzata e pronta a tutto. Sembra che io debba partire per un lungo viaggio in treno! Mi sistemo i cuscini, mi infilo sotto le coperte e comincio a cercare la canzone giusta: non i Queen di "Don't stop me now", troppo esaltanti, anzichè rilassarmi mi agitano e poi sai che incubi? "Dream a little dream"? No, troppo rilassante: alla terza pagina della rivista sarei già assopita. Dopo aver saltato per almeno 5 minuti da una canzone all'altra, finalmente trovo quelle giuste. La colonna sonora di "Mamma mia"; c'è il giusto mix. 
Finisco il latte. Posso iniziare a rilassarmi. 
Nel mentre arriva mio marito, dice: "Buonanotte", si infila sotto le coperte e dopo un minuto già dorme. E' già arrivato a destinazione! Mentre io sembro ancora in stazione, con tutti i miei bagagli, ad attendere il mio treno...  

Piccole soddisfazioniI

"Ragazzi oggi interrogo"

Si solleva un coro unanime: "Nooo, Prof. abbiamo già avuto il compito in classe di inglese ed il Prof. di filosofia ha interrogato."
"Non mi interessa, sono con pochi voti, interrogo!"

In classe cala il silenzio. La professoressa consulta l'alfabeto, sale e scende dalla A alla Z, gettando via, via nello sconforto gli alunni.
"PARODI"
"Prof. non sono preparato, mi giustifico".

"SILVESTRI"
"Professoressa, chiedo di giustificarmi anche io".

"MARTINI, INTERROGO TE".
 "Professoressa, vorrei giustificarmi anche io".

"NO, TU VIENI!" 
"Scusi, perchè? Come gli altri anche io desidero non essere interrogato". 

"NON MI INTERESSA, VIENI ALLA CATTEDRA!"
Mi alzo animato più dalla rabbia, che dal timore dell'interrogazione.

"OPERE PRINCIPALI DEL FOSCOLO?"
... silenzio ...

"QUALI ELEMENTI CARATTERIZZANO LA POESIA DEL FOSCOLO?" 
... silenzio ...

"FORZA... RISPONDI!"  
"No!"

Dopo vari minuti di silenzio imbarazzante, la professoressa mi manda a posto dicendo: "MARTINI, DA TE NON ME LO ASPETTAVO..."
"Ma io conosco le risposte!" affermo io "HO STUDIATO! Scusi ... ma la legge non è uguale per tutti?!"

CHE RABBIA! Avrei voluto rovesciarle la cattedra addosso! ... invece me ne tornai al banco con un 4 sul registro... ma che soddisfazione!

 

Ce l'ho fatta!

"Andare ad un corso di MUSICAL? Che idea originale! La curiosità è donna, perchè no?"


Così arriva il primo lunedì di lezione: entro in una palestra con tante altre persone, dai 35 anni in su. Presentazioni, convenevoli, qualche scioglilingua, qualche passo di ballo dal ritmo irresistibile... e le prime 2 ore scorrono senza neanche rendersene conto!

Dall'imbarazzo e disagio iniziali, si passa ad un clima giocoso e divertente, per cui dopo qualche mese non siamo più tante persone, ma un "gruppo", accomunato dalla voglia di mettersi in gioco, ballare e cantare in compagnia.

Solo un pensiero mi assila: se gli insegnanti pensano che IO a giugno salirò su un palco... SONO PAZZI! Farò così: verrò alle lezioni finchè mi diverto e i ruoli non sono ancora definiti, poi... declinerò gentilmente la proposta di partecipare allo spettacolo. D'altra parte non ne ho le capacità e soprattutto ... NON HO IL CORAGGIO!

Il tempo vola e siamo già a maggio: si inizia con qualche lezione supplettiva, dove si respirano tanto entusiasmo e magia contagiosa... quasi, quasi... sono alta... potrei nascondermi nelle retrovie e magari vincere la timidezza che mi accompagna da sempre! Tra le note di "ROMA NON FAR LA STUPIDA STASERA" e le coreografie di "HAIR", comincio a distaccarmi dall'idea che ho di me: il mio corpo si muove da solo, non mi interessa più se sono scoordinata o buffa: sono viva e sono felice!!

23 giugno 2007: pochi minuti prima dello spettacolo siamo tutti stipati in un corridoio fra i camerini, a stringere mani che formano un lunghissimo girotondo. Silenzio: 3 respiri profondi e poi il rito di buon augurio, noto a chi si è già esibito. SONO PRONTA. Siamo tra le quinte, le mani sudate, la paura e l'adrenalina si mischiano ai sorrisi copiosi, che tutti ci scambiamo... CE L'HO FATTA! QUESTA VOLTA SUL PALCO CI SONO ANCHE IO!!!