domenica 28 aprile 2013

VADO A COMPRARE IL PANE

"Vado a comprare il pane". 
Furono le ultime parole che le disse e poi sparì per sempre dalla sua vita. Ma non si diceva: "Vado a comprare le sigarette"? E' vero che se avesse usato tale frase lei si sarebbe subito allarmata (lui non fumava!), ma almeno avrebbe intuito che qualcosa di strano stava per accadere... ed infatti accadde. Dopo aver pronunciato quelle 5 parole, lui partì per una meta lontana, rinunciando per sempre alla sua casa, alla moglie ed a quel figlio che aveva tanto desiderato, ma che in fondo non era mai riuscito a sentire suo.
La loro vita era stata letteralmente sconvolta dall'arrivo del bambino, 8 anni prima. Lo avevano desiderato entrambi, vivendo insieme una sorta di magia, in quei 9 mesi che avevano preceduto la nascita; poi, in quel meccanismo perfetto, si era inceppato qualcosa. Fra lei ed il figlio si era creato un rapporto forte e stretto, come se il cordone ombelicale non fosse mai stato reciso, sempre presente nel tenerli uniti ed in simbiosi. Lui ne era rimasto escluso: non gli restava altro che osservare da spettatore, senza riuscire a conquistare una sua parte da attore. Così aveva maturato la sua decisione.
Partì, senza trovare il coraggio di annunciare le sue intenzioni, senza voler lottare per una vita più felice, senza impegnarsi per mantenere vivo l'affetto che il figlio già provava per quel padre, all'apparenza così allegro e giocherellone, ma che nel suo intimo nascondeva tanta sofferenza, che ormai gli impediva di proseguire una vita, che non sentiva più sua. 
Aveva pensato che fosse più facile: nessuna scenata, nessuna questione economica. Tutto quello che avevano costruito insieme poteva rimanere alla moglie e al figlio. Ex moglie e probabilmente anche ex-figlio, visto che facilmente non avrebbe mai capito quel gesto all'apparenza scellerato.
All'inizio era stata davvero dura, ma sentiva che quella scelta lo avrebbe reso un uomo più vero, liberandolo dal recitare una parte che non voleva più. Si era trasferito in una città nel sud dell'Italia, da cui provenivano i suoi nonni. Si era lasciato alle spalle il freddo e le nebbie della grande città del nord, che non aveva mai amato, per vivere in una cittadina dal clima mite e solare, dove tutti si conoscevano e guardavano con sospetto quel forestiero, di cui poco si sapeva. Aveva preso una stanza in affitto e si era dato da fare per trovare un lavoro: il muratore era l'unico che quel paese gli aveva potuto offrire e lui non si era tirato indietro. Era davvero massacrante, tanto che alla sera trovava solo il tempo per fare una doccia, mangiare il minimo per tenersi in piedi e poi crollare nel letto, ma era meglio così... almeno non aveva il tempo di pensare.
Dopo 12 mesi di quella vita, il suo aspetto era molto diverso,  dell'uomo di un tempo era rimasto poco: molto dimagrito, portava i segni della sofferenza e del sole, che lo abbronzava e gli scaldava la pelle, ma non il cuore. Si sentiva diverso anche dentro; alternava i rimorsi per la scelta fatta, alla serenità della libertà: niente più finzioni, ipocrisia, convinzioni, doveri. Al loro posto tanta solitudine, ma sempre meglio della prigione che aveva vissuto.

Quell'abbandono a tradimento l'aveva più che sconvolta! Lì per lì aveva pensato ad una sorta di brutto scherzo, ma via via che il tempo passava un sesto senso le diceva che non l'avrebbe più rivisto. E fu così. All'inizio, se avesse potuto, gli avrebbe davvero spaccato la faccia, ma in cuor suo, già da anni,  sentiva che lui non era contento. Tuttavia aveva preferito fare finta di niente, come se ignorando il problema, questo non si potesse presentare. Per tutti era un uomo tranquillo, talvolta  allegro e buontempone, certamente un buon padre, attento ad ogni piccola esigenza del figlio; nessuno avrebbe  potuto immaginare la sofferenza che si nascondeva dietro all'apparenza: lui era disperatamente infelice. Così si erano lentamente allontanati, finchè le loro strade erano diventate parallele. 
Per tanti mesi gli unici sentimenti che lei si era concessa erano stati la rabbia verso l'ex marito e l'amore verso il figlio; poi il trascorrere del tempo era riuscito a lenire le ferite ed affievolire il rancore, così aveva ripreso a vivere. Non lo aveva certo perdonato, ma si era sforzata di capire ed aveva deciso che non lo avrebbe mai cercato. La consapevolezza di tutto ciò le aveva permesso di andare avanti.
 

19 anni: finalmente abbiamo superato gli esami di maturità! Tanti mesi passati sui libri, insieme ai compagni di scuola ed ora si parte per le STRAMERITATE vacanze. E' vero che le valutazioni non sono state un granchè, ma che importa? TUTTI PROMOSSI! Ed adesso noi "I fantastici 7 della 5^ F" partiamo per una vacanza al mare. Un paese del sud dell'Italia, da dove venivano i miei bisnonni, che non ho conosciuto, ma quando ero piccolo il nonno me ne parlava sempre. A sentire lui non c'era paese che avesse il mare così blù, il cielo così azzurro, l'aria così pura... quasi un miracolo della natura, come soleva raccontare. Uno dei pochi ricordi che ho di papà è la sua voce che mi dice 'prima o poi ci andremo!' ma prima che arrivasse il poi... lui  è sparito dalla nostra vita... ormai il suo viso non lo ricordo quasi più. A volte, senza che mamma se ne accorga, quando sento più pungente il dolore, prendo la foto del mio 1° giorno di scuola, dove ci sono io con grembiule e zaino, tutto emozionato, insieme  a lui. Mi prende la rabbia, lo insulto: che cosa gli ho fatto di male per essermi meritato un simile trattamento?! Poi mi calmo, sempre osservando la foto, vedo la dolcezza e l'orgoglio nel suo sguardo, mentre io sorrido alla macchina fotografica e sembro felice. Forse lo eravamo davvero...

I rimorsi sono una delle peggiori cose della vita, ti affliggono giorno dopo giorno, senza che tu possa fare nulla: il passato è passato! In questo paese si sono alternati estate ed inverni, senza che io riuscissi a trovare una vera pace interiore. Ho una compagna, con cui abbiamo avuto 2 figli, ma il pensiero va spesso a quel primo figlio, che ho abbandonato. 

Siamo sulla spiaggia: la sabbia dorata, a quest'ora ancora tiepida, ci accarezza la pelle, mentre stiamo stesi nell'incanto del paesaggio. Un uomo passeggia solitario sulla battigia. Ha un aria stranamente familiare. Lo osservo con attenzione, mentre si avvicina al nostro gruppo. Avrà all'incirca 50/60 anni. Alza il viso ed i nostri sguardi si incontrano... sento i brividi nella schiena: sembra me, ma invecchiato di 40 anni! Mi alzo in piedi e lui mi osserva perplesso; poi improvvisamente il suo sguardo si illumina. Ed anche il mio. Non ci diciamo niente. Solo uno sguardo intenso, pieno di tante cose: sorpresa, rabbia, impotenza, rimorsi... e continuiamo a guardarci, ognuno perso nella sua miriade di pensieri, poi lui riprende la sua strada ed io riprendo a parlare con i miei amici.

sabato 27 aprile 2013

Dieta o biscotti?

Alla tv si vedono solo splendide fanciulle taglia 38/40, gambe lunghissime, fluenti chiome, forme perfette (un tempo si diceva 90 60 90) e si susseguono pubblicità di prodotti:
  • per ottenere una linea invidiabile, 
  • contro gli inestetismi della cellulite, 
  • per far diminuire la pancia mentre si dorme, 
  • ritrovare la giusta regolarità
...quasi quasi sono convincenti. Si avvicina l'estate, meglio mettersi a dieta! Ma ecco che, proprio quando meno te lo aspetti, il tuo sguardo cade su un pacco di biscotti al cioccolato, che dalla tua cucina sembrano fare capolino, quasi fossero diavoletti tentatori. Già li conosci... cacao amaro - delizioso! - croccanti al punto giusto, perfetti sia da inzuppare nel latte, che da mangiare da soli... CHE FARE? 
Il momento è critico: non devi assolutamente cedere, sei forte e questa volta vincerai tu!!
... o no?

lunedì 15 aprile 2013

DIALOGO


-Come trascorri i pomeriggi?

=Lavoro, mattina e pomeriggio.

-Tutto il giorno? Io non ho mai lavorato! O meglio: è come se avessi lavorato tutta la vita, ma senza mai essere pagata. E cosa fai poi per rilassarti e divertirti?

=Tante cose. Ad esempio leggo, vado al cinema, in palestra, al corso di ballo…  e poi da un po’ di  tempo scrivo. Si,  mi piace scrivere brevi racconti con il computer.

-Racconti? Computer?  E su quali argomenti?

=Quello che capita. Storie inventate, cose viste…

- E scriveresti un racconto anche su di me?

=Certo, nonna! Se lo desideri, volentieri!

-Si ma sai… io non ho avuto una vita interessante, ma una vita normale. A volte ci sono cose anche divertenti e te la passi bene, ma ogni tanto ... mmh che dispiaceri! L’unica cosa vera per tutti, è che la vita vola via in un attimo.  90 anni e se ci penso, mi sembra sia tutto passato così velocemente! Chissà cosa vedranno i vostri figli, se gli capiterà di vivere tutte le trasformazioni che ho visto io.. non riesco nemmeno a immaginarlo… Comunque io di computer non ne so proprio niente. Non so nemmeno a cosa servano. Quando ero giovane io per rilassarmi cucivo; tu sai cucire?

=No, nonna. Sono negata. Anche quando si stacca un bottone non lo attacco volentieri: per un po’ di giorni faccio finta di niente, finchè o lo perdo, oppure mi faccio coraggio e controvoglia lo rimetto al suo posto.

-Io invece cucivo e ricamavo. Quanti lavori ho fatto! C’è stato un momento della mia vita in cui facevo anche tappeti! Mi ricordo che ad un certo punto mi era venuta la ‘mania’ dei tappeti. Piccoli, medi, grandi… un po’ di tutte le misure. Adesso non mi ricordo nemmeno come si facesse. Non mi ricordo più niente…

=Non direi proprio: sei bella lucida!

-So solo che sono piena di ansie ea volte mi prende l'amarezza, per le persone che non ci sono più, per le scelte sbagliate, per le cose che avrei potuto fare meglio...

=Nonna, non dovresti...cerca di vivere serenamente ogni giorno, senza pensare tanto…

-Si fa presto a dire ‘non si dovrebbe’… si fa e basta! L’ansia non si riesce a controllare. Io non ci riesco. Sono molto diversa da quello che vorrei essere…

=Non vedo perché. Sei sempre stata una brava persona… e sei sempre una bella donna! Da chi hai preso gli occhi azzurri?

-Li avevano entrambi i miei genitori. La mamma era una donna gradevole, ma è sempre stata poco appariscente. Era modesta nell’aspetto. Sai un po’ era anche per i tempi: non avevamo soldi da buttare via. Mio padre era davvero un bell’uomo.

=E quando eri giovane, di che colore avevi i capelli?

-Direi castani, tipo i tuoi. Sai: non mi sono mai tinta i capelli! (e lo dice con un certo orgoglio)

=Tu sei vanitosa nonna?

-Oggi non mi sono neanche guardata allo specchio! Fai un po’ tu.

=Hai delle mani morbidissime!

-Per forza: non faccio niente tutto il giorno!!

=Domani sera vado al corso di ballo

-Quando ero giovane io, mi ricordo che a carnevale si ballava. In Quaresima no: solo musica.  Ed è stato al ballo che il nonno si è dichiarato!

=Che bello! Eri felice?

-Si, certo! Sai… non sarà stato un folle amore, ma ci siamo voluti bene tutta la vita e c’è sempre stato grande rispetto e collaborazione. Chissà se mi sarà stato davvero sempre fedele… ma tanto il passato è passato, meglio non pensarci!!

=Che belli i tuoi occhiali.

-Belli, vero?  Avranno 30 anni! Devo avergli cambiato le lenti. Perché poi gli avrò cambiato le lenti…? Non ricordo più. Vedi? Non mi ricordo niente! Ah si, ora  mi viene in mente: si erano rotti gli altri ed allora ho ritirato fuori questi. Dopo 30 anni sono tornati di moda! Ma poi se scrivi non ho mica capito dove lo metteresti il racconto.

=Non ti preoccupare nonna: se scriverò un racconto su di te, te lo leggerò...

-Va bene. Aspetto!

E mi sorride.


sabato 13 aprile 2013

Viaggio in treno

Piove. Il treno corre veloce in questa grigia giornata di aprile. Quest'anno la primavera non vuole proprio arrivare, bisognerà farsene una ragione. 
Il signore al mio fianco si è offerto di versarci il caffè: ha portato un piccolo thermos con bicchierini e zucchero! Tutti abbiamo rifiutato, ringraziando e sorridendo, ma già si è diffuso quello spirito di gruppo, che spesso accompagna i viaggiatori di uno stesso scompartimento. Chi raggiunge la casa di villeggiatura, chi la figlia e nipotini che vivono in un'altra città, chi fa il pendolare abitualmente e chi viaggia occasionalmente per lavoro. Tante diverse motivazioni per trovarsi in questo scompartimento, tanta varietà umana.
Intanto la Liguria scorre davanti al finestrino, come un film in TV; ma questo film, nella sua semplicità, mostra uno spettacolo davvero incantevole. Conosco perfettamente il paesaggio, tuttavia ogni volta ne rimango affascinata e non riesco a distoglierne lo sguardo: da un lato le colline, con ulivi e varia vegetazione, dall'altro il mare, oggi grigio come il cielo, tanto da confondersi in un'unica macchia di colore. Case piccole, medie, grandi sparse ovunque, con i loro colori vivaci. Tutututun, tutututun... il regolare procedere del treno è quasi una ninna nanna, che potrebbe conciliare il sonno, ma ci sono tante cose da osservare, che stuzzicano la mia curiosità: sarebbe uno spreco lasciarsi andare nelle braccia di Morfeo.
Il signore del caffè ha aperto un enorme sacchetto di patatine, che ha nuovamente offerto a tutti. Pur rifiutando, mi sono sentita in dovere di offrigli almeno un tovagliolo di carta, così che si possa pulire le mani. Accettandolo, mi ha ringraziato. Vestito in modo semplice, abbronzatissimo, 40/45 anni?, a giudicare dalle sue mani potrebbe fare il manovale o simili.
Dall'altro lato siedono due uomini anziani. Si assomigliano tantissimo: entrambi viso magro e rugoso, naso aquilino, bocca in giù (si proprio un arco che guarda verso il basso!) e poi... capelli tinti! Si può? Forse è uno dei pochi casi in cui le donne, a parità di situazione, ne escono meglio degli uomini. Alle donne i capelli tinti donano un aspetto più curato, mentre per gli uomini è una cosa che trovo bruttissima: li rende ridicoli! Indossano entrambi un impermeabile beige, sopra a completo giacca e cravatta, nell'insieme due persone distinte. Sono io che li vedo così simili o lo sono davvero? Lo sono davvero! Poco dopo entrambi si alzano per prepararsi a scendere alla prossima stazione. Dalle parole che si scambiano, si comprende che siano fratelli. Unica evidente differenza è l'età: quello sensibilmente più curvo dell'altro deve essere maggiore, almeno di 4/5 anni.
La signora che siede davati a me, con i capelli corti e neri, sparati in su, ha un'aria giovanile, sebbene debba essere sui 60. Indossa gli stivali che portano le ragazzine di oggi, felpa con cappuccio, spilletta con scritta PACE, gioca con il cellulare. A dire il vero sono io che continuo chiamarlo così, perchè io uso davvero un cellulare, che ormai sta per compiere 7 anni! Un record e contemporaneamente il segnale di come io stia diventando 'obsoleta', insieme a lui. Al giorno d'oggi tutti hanno lo 'smartphone' (come quello che sta usando la mia dirimpettaia). Andrà a finire che anche io 'obtorto collo' dovrò adeguarmi. Mentre sono immersa in tutti i miei pensieri, annunciano la mia stazione d'arrivo. Accidenti come sono volate queste 2 ore! Velocemente raccolgo tutte le mie cose, faccio un sorriso e saluto i restanti: buon viaggio!

sabato 6 aprile 2013

Riflessioni teatrali

Stasera a teatro "Affari di cuore" con Chiara Noschese, Pino Quartullo, Mariangela D'Abbraccio. "Un triangolo amoroso, le passioni, le contraddizioni e le debolezze in cui ognuno può riconoscersi. Un dramma psicologico raffinato e tagliente" dice la presentazione ufficiale. Davvero un bello spettacolo! Ritmato, essenziale, di quelli che fanno riflettere. Ti puoi sentire vicino all'uomo, alla moglie, all'amante: ognuno ha le sue ragioni; per questo penso che sia sempre meglio non giudicare.

Ho già deciso: anche l'anno prossimo abbonamento a teatro. Senza non riuscirei a passare l'inverno! Come diceva una pubblicità del teatro: "Toglietemi tutto, ma non le emozioni". La possibilità di sognare a teatro, ad occhi aperti, mi è sempre piaciuta fin dall'infanzia. E adesso... più passa il tempo e più mi piace. Riesci a sorridere, piangere, ridere, cantare, riflettere, divertirti, sentirti vivo. Tante suggestioni piacevoli, solo con un piccolo sforzo: vincere la pigrizia ed uscire di casa.

Se mai arriverò a diventare una 'vecchietta non troppo acciaccata', già mi immagino fissa a teatro, passare da uno spettacolo all'altro, rigorosamente nelle prime file, con amiche al fianco (sole donne!). Potremmo fare anche 2 abbonamenti diversi, così da seguire tutti i principali eventi teatrali cittadini. Un po' sorde ("Scusa, cos'ha detto??"), con un giro di perle intorno al collo, un bel tailleur o cappottino cammello a seconda della stagione, un po' di rossetto, che dà subito un'aria più curata. Magari avremo un po' più di tempo per arrivare con calma (e non sempre di corsa come succede adesso), bere un caffè prima dello spettacolo; durante l'intervallo parlare di nipotini, sparlare di generi e nuore, commentare le bizzarrie del tempo: "Non ci sono più le mezze stagioni di una volta! Ai nostri tempi la primavera era la primavera!" e via dicendo...
E' anche vero che spesso la nostra vita è un film: ognuno vede il suo film, dove immagina cose, persone, fatti... poi se la realtà non va come avevi immaginato resti un po' deluso, ma d'altra parte... gli attori sono tanti ed il futuro ignoto ...chissà...





lunedì 1 aprile 2013

10 MINUTI DI FELICITA' *

*o di piacere, soddisfazione, libidine, gioia... ognuno è libero di scegliere!

Occorrente:
200 gr. di cioccolato fondente
150 gr. di burro
150 gr. di zucchero a velo
5 uova
2 cucchiai (da minestra) di pane grattato
1 cucchiaino di lievito

Sciogliere insieme cioccolato e burro, a bagnomaria.
Montare le chiare a neve.
Sbattere i rossi con lo zucchero: se siete bravi (o lo è il vs. frullino) vivrete già 1 minuto di felicità quando le uova e lo zucchero si saranno amalgamati in un impasto cremoso e soffice, a cui si fa fatica a resistere (è ammesso dare una ditata per assaggiarne la consistenza!)
A questo punto aggiungere la crema di cioccolato+burro; nei successivi 2 minuti assisterete ad una 'magia' (che per me è fonte di piacere, soddisfazione, libidine, gioia...): dapprima il giallo della crema ed il marrone del cioccolato sembreranno non comunicare fra di loro, poi cominceranno a disegnare cerchi e strade 'bicolor' , finchè si renderanno conto, dopo la prima naturale diffidenza, di essere fatti l'una per l'altro, così si fonderanno in un'unica bontà (con obbligo di assaggio e quindi 1 minuto di felicità si prova anche qui).
A questo punto potete 'giocare' con le chiare a neve: le incorporate dolcemente nella suddettà bontà e poi dividete il composto in 2 parti. 
La prima verrà messa a riposare in frigo, coperta da pellicola trasparente o idoneo coperchio. Nella seconda aggiungerete il pane grattato ed il lievito, la verserete in uno stampo imburrato ed infarinato, poi in forno a 180° per circa 25/30 minuti (dipende dal Vs. forno).
Trascorso il tempo idoneo, sentirete diffondersi nell'aria un 'profumino di buono' e se non riuscite ad essere felici per almeno 1 altro minuto (pensando a quando sarà pronto il tutto), ci sarà da preoccuparsi.
Quando la torta si sarà raffreddata, dovrete aggiungervi sopra la mousse che avevate messo in frigorifero, poi rimettete il tutto in frigo a riposare un po'.
Quando decidete che sia venuto il momento giusto, non preoccupatevi se tagliando la torta le fette non saranno perfette: non appena voi e i vostri ospiti assaggerete questa semplice delizia, non potrete fare altro che provare almeno altri 5 minuti di felicità!